Ugo di San Vittore (1138-1139)

L’Orioli non lo include nella sua cronotassi e così anche il Razza. Ne fanno cenno invece il Grandi, l’Ughelli, il Moroni, il card. duca di York e l’Oldoinus, che ne parla nella sua opera Ad Annales ed. 1130. Di origine sassone, della famiglia dei conti di Blanckenburg, nato nel 1096 probabilmente ad Hastingham. Dopo un soggiorno presso Halberstadt giunse tra il 1115 e il 1118 a Parigi – S. Vittore, ove dal 1125 fu professore. Nel 1133 divenne direttore e poco dopo priore di quella scuola. Fu eletto alla porpora da Innocenzo II, che nel dicembre 1138 lo assegnò subito alla diocesi tuscolana, probabilmente dopo la degradazione di Egidio. In tal caso sarebbero giustificate le perplessità dell’Orioli circa l’inclusione di questo cardinale, anche perché Egidio, ritornato all’obbedienza tornò a governare la sede episcopale tuscolana. Valida tesi potrebbe essere che Ugo non fosse presente al X Concilio Generale tenuto in Laterano nel 1139, nel quale vennero condannati gli errori di Pietro di Bruis e di Arnaldo da Brescia e che la sua continua permanenza sul suolo francese, non gli permise di vestire le insegne cardinalizie. Per tal motivo alcuni sostengono che Ugo morisse prima di divenire cardinale, ma il Cardella asserisce che quelli lo hanno affermato senza una buona e solida ragione. Il cronista incognito lo chiama “Sassone” e lo mette al 1138. Anche l’Ughelli lo mette alla stessa data. Uomo dottissimo e celebre per l’amicizia con san Bernardo e per i molti scritti pieni di dottrina, tanto da essere ritenuto un secondo Agostino. Di lui scrisse sant’Antonino, arcivescovo di Firenze: “Fu eccellente per la probità di vita, per l’erudizione nella Scienza e in tutte le arti liberali e nessuno c’è simile nel suo tempo”. Di lui si dice che essendo gravemente ammalato, era soggetto a vomito continuo. Desideroso di ricevere l’Eucarestia, i famigli non gliela volevano dare, e per contentarlo gli dettero un’ostia non consacrata. L’ammalato ne ebbe sentore e domandò di ricevere la Santa Eucarestia. Gli fu portata e, costatando che non poteva riceverla disse: -Ascenda il Figlio al Padre e il Servo a Dio- finito di parlare sparì l’Ostia Santa e lui rese l’anima a Dio. Era l’anno 1139, a Parigi. Il corpo fu traslato nella chiesa di San Dionigi. Per testimonianza di sant’Antonino, arcivescovo di Firenze, la sua vita fu di tale santità e di così grande scienza, che ai suoi tempi non c’era chi l’eguagliasse. San Bernardo in una sua lettera lo chiama maestro. Sia il Baronio che il Bellarmino elogiano le sue opere. L’Enciclopedia Cattolica scrive che morì nel 1141 il giorno 11 febbraio. Fu ritenuto da quelli del suo tempo un santo e gli furono attribuiti miracoli, benché non avesse mai avuto un culto pubblico.