BARTOLOMEO PACCA (1818-1821)

Nacque il 25 dicembre 1756 a Benevento da nobile famiglia beneventana. La madre era dei Malaspina, potenti signori della Lunigiana. Venne educato dai Gesuiti a Napoli e poi al Clementino dei Somaschi a Roma, ove si distinse per la storia e belle lettere. Fu annoverato tra i membri dell’Arcadia. Studiò filosofia e scienze legali e sacre nell’accademia dei nobili ecclesiastici. Fu annoverato da Pio VII (1775-99) tra i suoi camerieri segreti ed inviato, come nunzio, a Colonia. Lo fece arcivescovo di Damiata e successivamente, per i molti incarichi portati egregiamente a termine, lo passò come nunzio a Lisbona, nel 1795, delegato a presentare le sacre fasce per il neonato Antonio, Francesco, Pio di Portogallo. Essendo stato uno di quelli che aveva condiviso le traversie dell’esilio con Pio VI, il medesimo Pio VII (1800-23), appena salito al trono lo elevò, il 23-2-1801, alla porpora cardinalizia all’ordine dei preti con il titolo di S. Silvestro in Capite. Data l’aria non benevola, anzi tempestosa che tirava, specialmente a Parigi, il Papa lo nominò suo Pro-segretario di Stato. La notte del 6-7-1809 il Papa venne catturato dal generale Radet, per ordine di Bonaparte, ed insieme al card. Pacca si avviò verso l’esilio. Il Pacca venne separato dal Papa e fu rinchiuso nella fortezza di Fenestrelle, ove rimase tre anni. Nel 1812 il Papa e il Pacca furono condotti a Fontainebleau, da dove, solo nel 1814, poterono far ritorno a Roma. Il cardinale venne premiato con la carica di Camerlengo di Santa Romana Chiesa, e di Pro-datario. Il ritorno in Francia di Napoleone permise a Murat, nel 1815, di invadere l’Italia ed il Papa con il Pacca andarono in esilio a Genova. Fattosi nuovamente il sereno con la segregazione di Napoleone a S. Elena, il Papa, il 21 febbraio 1818, lo nominò cardinale vescovo alla diocesi di Frascati. Nel 1821 optò per la chiesa di Porto e S. Rufina e, divenuto cardinal decano nel 1829, passò alla sede di Ostia e Velletri. Ebbe pure la qualità di arciprete Lateranense. Fu amato e stimato da tutti i pontefici che si susseguirono e tutti gli conferirono cariche, onorificenze e prefetture. Essendo un uomo colto, il suo nome era inserito in tutte le più importanti accademie d’allora. Scrisse opere di storia inerenti al suo tempo e alle vicende passate. Oltre all’Italiano e al latino parlava correttamente il francese, l’inglese, il tedesco, lo spagnolo e il portoghese. Dopo il congresso di Vienna, con il card. Rivarola, si adoperò per eliminare quanto l’era napoleonica aveva creato. Questo loro fanatismo per ogni innovazione li spinse però ad opporsi perfino all’istallazione dell’illuminazione stradale. Prima di divenire vescovo tuscolano il Pacca soleva passare l’autunno presso il collegio Clementino a Villa Lucidi per respirare l’aria fresca e temperata del colle tuscolano. Fu buon amico di Benedetto Grandi e, presso di lui, passò molte ore liete nella residenza di Monteporzio. Gregorio XIV (1831-46), quando si recava a Frascati in autunno, lo onorò sempre delle sue visite. Come vescovo tuscolano fece una Sacra Visita e riformò lo statuto dell’ospedale. Il Pacca morì a Roma il 19 aprile 1844, all’età di 88 anni.