GIAMBATTISTA ZENO (1479-1501)

Nato a Venezia nel 1439, nipote di Paolo II (1464-71), in quanto figlio di una sua sorella. Fu eletto cardinal diacono di S. Maria in Portico nel dicembre del 1468 e anche arciprete della Basilica Vaticana. Fu Protonotario apostolico e nel 1473 Sisto IV (1471-84) gli conferì il vescovato di Vicenza. Di condotta morale irreprensibile, non esercitò mai influenze indebite nella Curia romana, né accumulò ricchezze eccessive. Ebbe la legazione di Perugia e dell’Umbria. Creato cardinal prete con il titolo di S. Anastasia ebbe la sede suburbicaria di Albano e nello stesso anno 1479, alla morte dell’Ammannati fu assegnato alla Diocesi di Frascati con la legazione della Repubblica Veneta. Le altre notevoli incombenze non gli dettero il tempo per occuparsi della chiesa frascatana come suo desiderio. Vi provvide per mezzo dei suoi delegati. Il Grandi sostiene che nel 1494, fu lo Zeno a provvedere alla sistemazione e ristrutturazione della chiesa cattedrale di S. Maria in Vivario e che poi delegò alla sua consacrazione il vescovo Ascolano Giosuè. Mons. Razza, invece, nel suo volume «S. Maria in Vivario» a pag. 29 e segg., asserisce che fu Gerolamo di Estouteville, signore di Frascati che, dopo la sua liberazione dalla prigionia, «si preoccupò di restaurare e quasi rifare ex-novo la vecchia chiesa di S. Maria, riducendola allo stile attuale con due file di colonne di pietra sperone e con 3 absidi al termine delle 3 navate. La fece anche decorare con pitture a fresco, delle quali rimangono alcune parti». La consacrazione avvenne il 1° maggio 1495, come testimonia la scritta posta a sinistra dell’ingresso della chiesa: JOANNE. BAPTISTA. CARDINALE. ZENO. TUSCULANO. ANTISTATE. DEMANDANTE. IOSUES. EPISCOPUS. ASCULANO CONSECRAVIT DIE. PRIMA. MA II. MCCCCXCV. Il Razza avvalora la sua tesi indicando che «si può leggere sull’elegante cornice della porta centrale il nome: Hier. De Extoutevilla. Se non fosse stato il ristrutturatore della chiesa, quel nome non avrebbe avuto ragione di esserci». Morì a Padova l’8-5-1501 e lasciò erede universale delle sue sostanze la città di Venezia. Fu sepolto in S. Marco sotto un artistico monumento adorno di statue raffiguranti la Fede, la Speranza, la Carità, la Prudenza, la Pietà, la Munificenza. Ogni anno si celebra in suffragio un solenne funerale e a quei tempi vi interveniva, oltre al Doge, anche il Senato. L’Oldoino ne parla nel volume dell’anno 1464.