GIOVANNI BOCCAMAZZA (1285-1309)

Romano, della nobile famiglia Savelli, nipote di Onorio IV (1285-87). Il Grandi ritiene che si chiamasse Boccamazzi; Boccamiti, sostiene il Moroni, mentre il cronista incognito lo chiama Boccamati. Fu rettore della chiesa di S. Fortunato di Vernate di Sens. Fu elevato alla porpora cardinalizia nel 1285 dallo stesso Onorio IV, appena eletto Papa, e assegnato alla sede di Frascati. In precedenza, nel 1278, da papa Niccolò III Orsini, era stato eletto arcivescovo di Monreale in Sicilia. Il nuovo vescovo tuscolano possedeva grandi ricchezze. Soltanto nella Sennonia possedeva, a detta del Grandi, 11 castelli oltre a ville, torri ed altri beni. Sempre la stessa fonte informa che solo in opere pie elargisse 100.000 scudi d’oro. Aveva la diplomazia nel sangue, tanto da essere nominato legato pontificio in Boemia, in Danimarca, in Polonia, in Svezia, in Germania. Invitò Rodolfo a venire a Roma per essere incoronato Re dei Romani. Celebrò un sinodo a Virtzburg con la partecipazione degli arcivescovi di Magonza, Colonia, Salisburgo e Vienna, trattando della riforma del clero. In una assemblea di stato, avendo chiesto una contribuzione di ecclesiastiche decime, per poco non venne ucciso. Nicola IV (1288-92) gli dette l’Abbazia di S. Quirico nella vallata reatina. Dette somme considerevoli alla chiesa di S. Maria sopra Minerva e alle monache del monastero di S. Sisto, alle quali fece rifabbricare dalle fondamenta il dormitorio che era andato distrutto per un incendio. Donò loro anche la tenuta di S. Clemente e 2000 scudi perché vi ricoverassero 15 altre nobili vergini. Sulla sua casa paterna fu eretto il Collegio Romano. A titolo di legato lasciò ad ogni parrocchia di Roma un calice d’argento. Di così larga munificenza la sede episcopale di Frascati non ebbe assolutamente niente, neanche la donazione di due ampolline di vetro. Evidentemente la sede vescovile che tenne per ben 24 anni gli era cordialmente antipatica e non meritevole di speciali elargizioni. Scomunicò Giacomo d’Aragona, figlio del tiranno di Sicilia, Pietro. Prese parte a 5 conclavi indetti da Nicolò V (1288-92), Celestino V (1294-96), Bonifacio VIII (1294-1295-1303), Benedetto XI (1303-04), Clemente V (1305-14). Morì ad Avignone, decano del Sacro Collegio nel luglio del 1309, lasciando in dono, a detta del Grandi, il suo anello d’oro e il pastorale al pontefice allora regnante e donando ad altri cardinali, suoi colleghi, gli altri anelli di cui era proprietario. L’Oldoino ne parla nella raccolta iniziante con il 1285.