E’ GIUSTO EQUIPARARE IL MATRIMONIO AD ALTRO?

Matrimonio-famiglia, realtà unica e originale: ad essa non può essere equiparata nessun’altra relazione affettiva.

E’ necessario affermare che il matrimonio e la famiglia sono realtà uniche, tipiche, originali, alternative ad ogni altro tipo di unione.

E questo per almeno tre motivi fondamentali e inscindibili:

  1. Si tratta della comunione d’amore tra un uomo e una donna;

  2. Tale comunione è stabile e indissolubile: finchè morte non li separi;

  3. può esprimersi e culminare nel donare la vita, attraverso l’atto sessuale, a un nuovo essere umano, collaborando con Dio creatore.

Questa unicità è già presente nel matrimonio-famiglia naturale, come del resto lo riconosce la Costituzione Italiana.

A maggior ragione questa unicità è affermata nella visione cristiana-sacramentale-ecclesiale.

Data questa unicità, tipicità dell’istituzione matrimonio-famiglia, nessun’altra tipologia di relazione affettiva (eterosessuale e/o omosessuale), pertanto, può essere equiparata/parificata/omologata/elevata allo stesso livello-importanza del matrimonio e della famiglia, neppure remotamente e tanto meno subdolamente.

Papa Francesco, nel discorso rivolto alla Sacra Rota Romana (22 gennaio 2016), ha affermato: “Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione…(La famiglia) fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreeativo appartiene al sogno di Dio e della Sua Chiesa per la salvezza dell’umanità”.

«Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).

Matrimonio–famiglia e altre  relazioni affettive (sia eterosessuali sia omosessuali) sono realtà-istituzioni diverse, e pertanto vanno trattate in maniera diversa:

   * chiamandole con un nome diverso,

   * dando loro un diverso status giuridico,

   * riconoscendo, a tali realtà diverse, diritti-doveri diversi, sia nell’importanza ed estensione, che nella quantità e nella qualità.

E tutto questo sia a livello giuridico-legale, che esistenziale-reale.

In ogni caso va affermato il rispetto dovuto ad ogni persona, alla quale, proprio in quanto persona, si deve dignità, accoglienza, aiuto. Non si può infatti dimenticare che la persona umana, in quanto creata a immagine e somiglianza di Dio, precede e trascende la propria affettività, nonché il proprio orientamento sessuale.

Nello stesso tempo va affermato che non si possono equiparare le altre relazioni affettive al matrimonio, concedendo a quelle i medesimi e/o similari diritti che sono propri del matrimonio e che devono essere riservati, in modo esclusivo, a quest’ultimo.

Anche il Sinodo dei Vescovo nella sua relazione finale (24 ottobre 2015) ha scritto al n. 76, circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali: «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».

* Si fa in tal modo una discriminazione?

No assolutamente!

Non equiparando le altre relazioni affettive al matrimonio-famiglia, non si fa alcuna discriminazione, in quanto si tratta di realtà, istituzioni diverse, e quindi è giusto che vengano trattate in maniera diversa.

Anzi si farebbe discriminazione:

    * sia qualora venissero trattate, in modo uguale, istituzioni diverse,

    * sia qualora venissero trattate, in modo diverso, istituzioni uguali.

« No, il matrimonio di un uomo e di una donna non è la stessa cosa dell’unione di due persone dello stesso sesso. Distinguere non è discriminare, al contrario è rispettare. Differenziare per discernere è valutare in modo proprio, non è discriminare. In un’epoca in cui si insiste tanto sulla ricchezza del pluralismo e della diversità culturale e sociale, è davvero contraddittorio minimizzare le differenze umane fondamentali » (Card. GIORGIO MARIO BERGOGLIO, Lettera al presidente della commissione per i laici della conferenza episcopale argentina, 2010).

Anche la Corte Europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha  riconosciuto (10-6-2016) che negare le “nozze” gay non è un atto discriminatorio.

* Si viola il principio di uguaglianza?

No assolutamente! Perché si tratta di realtà diverse.

Anzi, se le altre relazioni affettive venissero equiparate al matrimonio-famiglia si violerebbe il principio di uguaglianza, conferendo a realtà diverse, uguali diritti.

Non si possono attribuire gli stessi benefici e vantaggi a realtà che non sono nella stessa situazione giuridica-sociale-personale.