Il vescovo Stefano ha presieduto la celebrazione nella Cattedrale S. Pietro Apostolo a Frascati.

S. Messa Crismale interdiocesana: comunità con le porte aperte al dono dello Spirito Santo

Le comunità di Velletri-Segni e di Frascati insieme, unite intorno al loro Pastore

16 Aprile 2025

Il 16 aprile 2025, alle ore 18.00, presso la Basilica Cattedrale di San Pietro Apostolo in Frascati, S.E. Mons. Stefano Russo, Vescovo di Velletri-Segni e di Frascati, ha presieduto la S. Messa Crismale,  vera festa di tutto il popolo santo di Dio, alla quale hanno partecipato tutti i Sacerdoti, i Diaconi, i Religiosi, le persone consacrate delle Chiese sorelle di Velletri-Segni e di Frascati e tutti i fedeli laici, con la particolare presenza dei  i cresimandi. Riportiamo qui di seguito il testo dell’omelia del vescovo durante la celebrazione.

La messa crismale pone l’accento sulla consacrazione del Sacro Crisma– e di conseguenza sull’unzione con cui i cristiani sono sacramentalmente segnati- che li fa partecipare alla pienezza dello Spirito ricevuto da Gesù.

In questi mesi quante volte nel nostro cammino, nei nostri cammini, abbiamo invocato lo  Spirito Santo!  Ecco, siamo arrivati al centro di questo incontro con il Signore:  in Lui siamo anche noi consacrati per essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza.

Tutti i testi di questa celebrazione insistono esplicitamente sul carattere sacerdotale del Popolo di Dio nel quale i sacerdoti ordinati esercitano un ministero particolare. La Parola di Dio che abbiamo accolto ci mette di fronte a questa realtà.

È un’adunanza particolare quella della Messa degli Oli Santi. Lo sappiamo bene, arriva una volta l’anno come possibilità di ritrovarci come comunità sacerdotale con gesti e situazioni che viviamo in questa celebrazione che stanno a significare la vita di tutti noi.

È bello vedere anche  la presenza di tanti sacerdoti,  del clero e sottolineo la presenza di un altro vescovo, Monsignor Lorenzo Loppa, già vescovo di Anagni-Alatri, che ringrazio Dio, risiede nel territorio della diocesi di  Velletri-Segni,  in particolare a Segni. Sono contento che ci accompagna spesso in questo nostro trovarci  in comunione nella comunità.

Possiamo dire che ci ritroviamo insieme qui come famiglia: quante volte,  anche qui nel nostro cammino sinodale è emersa dai nostri incontri, dal nostro ascolto,  l’esigenza che la Chiesa possa essere famiglia accogliente, che chi partecipa nella Chiesa possa fare l’esperienza di famiglia.

Certamente non è difficile dirlo ed è anche bello poterlo dire. A motivo  dell’incontro in Cristo usiamo tante parole belle che risuonano affascinanti. Ma, a volte, ci può essere il rischio che ci basti pronunciare queste parole per credere di essere in quella realtà che  diciamo.

La realtà è che il nostro cammino richiede a ciascuno di noi di tenere costantemente la porta aperta al dono dello Spirito. È un dono da accogliere ogni volta e da restituire nella concretezza di una vita che diventa risposta. Una risposta che non possiamo mai dare per scontata.

Ecco le parole del Vangelo che Gesù ripeteva nella sinagoga, riprese da Isaia:

“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”.

Gesù, l’abbiamo ascoltato, attribuisce queste parole della Scrittura a sé. Noi che da un po’ siamo in cammino, siamo portati subito a fare un’ allocuzione di questo testo trasferendolo su di noi: resi in Cristo altri Cristo.

E nei fatti possiamo dire che è così. Quindi ritroviamo nelle immagini della Parola un invito a farci prossimo delle situazioni di povertà, di prigionia, di cecità, di oppressione.

Potremmo dire, con una frase sintesi che ci ha insegnato Papa Francesco, che il Vangelo ci riporta l’immagine di una comunità in uscita, capace di farsi prossima verso l’indigenza.

Ma, prima ancora di questo, credo che dobbiamo ricordarci di una  verità fondamentale  che la Parola sottolinea: i  primi destinatari di quella Parola siamo noi e quell’annuncio che il Signore fa, va accolto ogni volta  privatamente da coloro che riconoscono che Gesù è il figlio di Dio.

E allora ci ricordiamo che la nostra comunità è qualche cosa che avviene ogni volta che ci mettiamo in ascolto della sua Parola. Senza di lui, lo sperimentiamo, siamo poveri e possiamo  poco a motivo della nostra povertà. Ma se abbiamo la sua Parola, ecco che scopriamo che il lieto annuncio ci permette di accogliere un tesoro che ci rende ricchi, che  non devi fare chissà quale investimento per esserlo:  basta che ti fidi incondizionatamente della sua Parola,  che non metti i filtri, che non metti barriere.

A volte siamo chiusi nelle prigioni del nostro io, dei nostri egoismi, dei nostri giudizi, degli interessi particolari, delle nostre abitudini e consuetudini. A volte possiamo essere anche chiusi nella nostra comunità particolare, in quel servizio particolare che ci è affidato che,  se non sottoposto sempre al vaglio dello Spirito Santo, rischia di diventare una proprietà privata.

Al contrario, se ti ricordi ogni giorno, in ogni attimo della tua vita, senza condizioni di questo annuncio, scopri che insieme con te ci sono tanti compagni di strada che come te stanno rispondendo a questo annuncio e che anche con chi è diverso da te è possibile fare un’esperienza di una comunione è più grande di te e delle tue capacità e incapacità.

Una vera esperienza di liberazione, come dice il Vangelo. Senza nascondersi le difficoltà di questo percorso, mi sembra che tante esperienze vissute in questi mesi, anche di rapporti particolari tra le due comunità diocesane, hanno avuto un poco questo sapore. Scopriamo che lontano da questo annuncio, sei cieco, incapace di riconoscere il cammino, la strada davanti. Ma l’accoglienza dell’annuncio del Signore ti mette continuamente nella condizione di fare dei passi in avanti, di percorrere strade nuove, di scoprire volti e luoghi che non avresti mai immaginato.

Infine, voglio parlare dell’anno di grazia del Signore. Siamo proprio nell’anno giubilare che ci ricorda questa realtà che  è qualche cosa che appunto avviene nell’oggi della nostra vita. Anno giubilare che è anno di grazia. anno di perdono, anno di conversione. Approfittiamone.

Oggi questa cosa sta avvenendo. Oggi il Signore è presente in mezzo a noi e ci chiama ad essere pellegrini di speranza e quindi portatori efficaci di questo annuncio, capaci di essere veramente in uscita, perché nell’accoglienza di questo annuncio abbiamo la possibilità di essere comunità, in quanto rimaniamo in Lui.

Mi sembra anche bello poter riconoscere alcuni segni del cammino che abbiamo fatto come comunità in questo anno giubilare.

L’icona che troviamo a fianco dell’altare  è l’icona che abbiamo voluto creare in questo anno giubilare, che vede il Risorto con intorno  i santi Patroni delle nostre due diocesi.  E nell’ icona è riportata questa scritta: “Rimanete in me”.

È  questo quello che dobbiamo fare, è questo il senso del nostro stare in Cristo, del nostro essere comunità  E allora in questo senso siamo chiamati a portare tanti segni. Già alcuni li intravediamo,  vediamo come il Signore ci ha condotto, anche senza volerlo, su strade particolari.

Quando all’inizio del Giubileo, l’abbiamo detto altre volte, ci siamo trovati per organizzarci nella preghiera ci siamo detti subito: diamoci un segno di prossimità, concreto che non rimanga così astratto. E abbiamo pensato, guardiamo a una terra dove c’è una particolare sofferenza e  magari un po’ dimenticata. In quel momento ci siamo guardati intorno e abbiamo pensato: ecco, guardiamo alla Siria che è in sofferenza. Senza saperlo, poche settimane dopo dall’inizio di questa preghiera è scoppiato un conflitto che è stato un colpo di Stato in Siria.

Abbiamo espresso una vicinanza particolare con la diocesi di Homs dei Siri, con l’Arcivescovo Padre Jacques Mourad, che è stato prigioniero anche dei jihadisti, che è stato compagno di padre Dall’Oglio. E che anche qui, senza volerlo, abbiamo incontrato nei giorni in cui  come comunità ci siamo ritrovati nel pellegrinaggio interdiocesano nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura. È capitato casualmente, ma non era  un caso – perché il Signore lo sapeva che lui passava in Italia per incontrare delle persone- e subito ha partecipato con noi al Giubileo. Mi sembra che il Signore ci sta tracciando delle strade e che se siamo docili alla sua Parola, possiamo percorrere altre strade nuove insieme.

Rimaniamo aperti a questo dono. E continuiamo anche, rispetto a questa esperienza di prossimità,  a contribuire, anche concretamente, attraverso la raccolta delle offerte. Anche in questa celebrazione lo faremo. Fino ad oggi questa raccolta che continua ha prodotto il frutto di quasi 20.000 €, provenienti dalle nostre varie comunità ecclesiali delle nostre due diocesi.

A seguire la fotogallery.

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