Conosciamo più da vicino i due candidati che già da tempo si stanno preparando e scopriamo in cosa consiste questa particolare forma di ministero ecclesiale

Due nuovi diaconi permanenti a servizio della comunità diocesana di Frascati

Domenica 15 giugno alle 19 in cattedrale il vescovo Stefano conferirà il diaconato permanente a Enrico Vitaloni e Enrico Vizzaccaro

10 Giugno 2025

Enrico Vitaloni e Enrico Vizzaccaro, siete da tempo impegnati in diocesi e molti vi conosceranno per avervi visto la domenica in parrocchia nel servizio all’altare o in altri compiti pastorali. Domenica 15 giugno alle 19 presso la Cattedrale di Frascati il vescovo Stefano vi ordinerà diaconi permanenti. Vi potete presentare?

Enrico Vitaloni

Ho 62 anni e sono sposato con Loredana da 34 anni. Entrambi nati a Roma, dal 1997 viviamo a Grottaferrata. Abbiamo tre figli maschi, Andrea di quasi 33 anni, Matteo di 30, e il nostro “piccolino”, Simone, 24 anni a dicembre. Sono ingegnere e lavoro come dirigente in un’azienda che si occupa di energie rinnovabili. Mia moglie è insegnante e i figli più grandi, che lavorano entrambi, ormai non vivono più con noi, mentre il più piccolo sta ancora studiando.

Enrico Vizzaccaro

Ho 55 anni. Sono sposato con Ivana da 15 anni e abbiamo due bambini: Samuel di 13 anni e Mariam di 12. Con mia moglie ci siamo conosciuti all’interno della spiritualità Francescana: Ivana come appartenente della Gi.Fra. e io dell’Ordine Francescano Secolare. Lei svolge un lavoro professionalmente ed emotivamente impegnativo come Infermiera Capo Sala del Reparto di Malattie Metaboliche ed Epatologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, mentre io ho sempre lavorato nell’ambito della Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali, le cui competenze mi hanno portato ad essere arruolato dall’Esercito Italiano come Ufficiale Superiore operando presso lo Stato Maggiore all’interno della sezione Musei dell’Ufficio Storico. Per i particolari studi ecclesiastici compiuti svolgo anche l’attività di Postulatore per le Cause dei Santi, seguendo alcune cause sia presso diverse diocesi che presso il Dicastero della Curia Romana. Abitiamo a Cinecittà est a confine tra Roma e l’inizio della diocesi tuscolana.

Cos’è il diaconato permanente e quale servizio svolge un diacono permanente nella comunità ecclesiale?

Enrico Vizzaccaro

Il diacono come ministro ordinato appartiene al clero e rappresenta il primo gradino della gerarchia ecclesiastica a cui fa parte il presbiterato e l’episcopato. Deve il suo nome al termine “diaconia” che significa “servizio”. Il Diacono permanente si differenzia da quello cosiddetto “transeunte” in quanto non è finalizzato al sacerdozio ma a rimanere permanentemente in tale condizione e pertanto può essere anche sposato, come nel mio caso. Papa Francesco lo ha definito un ministro “della soglia”, in quanto chi lo svolge è chiamato a stare fra il mondo e il sacro, a me piace definirlo anche la “cerniera” tra l’ecclesialità e la secolarità. Il Diacono opera nelle tre diaconie: quella della Liturgia (svolgendo il servizio all’Altare), quella della Parola (Proclamando in particolare il Vangelo e la Predicazione) e quella della Carità (servendo i più bisognosi) e nelle sue funzioni diaconali amministra il sacramento del Battesimo, dell’Eucarestia e i Sacramentali.

Chi può essere ordinato diacono? 

Enrico Vitaloni

Il Codice di Diritto Canonico stabilisce che possano essere ordinati diaconi, tramite il conferimento del sacramento dell’Ordine Sacro, uomini sia sposati che celibi che abbiano dato prova di maturità nella conduzione della propria vita, della famiglia e della propria attività lavorativa. Vista la necessità di aver raggiunto la maturità richiesta, è stabilita un’età minima per l’ordinazione. Inoltre, una volta ordinati i candidati celibi non si potranno più sposare, per cui per essi sarà svolta una valutazione accurata sulla loro capacità di osservare il celibato ecclesiastico. Viene anche valutata la natura dell’attività lavorativa svolta (alcuni tipi di lavoro potrebbero non consentire al candidato di essere idoneo all’ordinazione), nonché l’acquisizione di specifici titoli accademici, necessari a svolgere in modo consono il proprio servizio. Il percorso di preparazione all’ordinazione diaconale dura in genere alcuni anni (in media almeno 5), nel corso dei quali si attua con il Vescovo e con il suo delegato un profondo discernimento circa la propria vocazione. Le spose devono dare la propria autorizzazione all’ordinazione del marito.

In voi come è maturato questo discernimento vocazionale? Qual è stato il ruolo delle vostre famiglie in questo periodo?

Enrico Vitaloni

Appena sposato, partecipai con mia moglie ad alcuni incontri per le giovani coppie tenuti da un diacono. Fui molto colpito da questa persona, con una famiglia e una vita professionale impegnativa, eppure capace di spendersi per gli altri. Anni dopo, il mio parroco mi propose di iniziare gli incontri con i candidati al diaconato della nostra Diocesi. Mi trincerai subito dietro un “non posso, il mio lavoro non me lo permetterebbe”, ma l’idea del diaconato non mi abbandonava e mi sentivo inquieto. Mi documentai, anche parlando con chi era stato già ordinato o era in cammino. Alla fine, decisi di “dare a Dio una chance”, mettendomi a sua disposizione. Nel periodo di preparazione non sono mancate le difficoltà e anche mia moglie ha dovuto superare alcune paure iniziali, ma il discernimento svolto in questi anni mi ha consentito di approfondire la mia vocazione. In questo periodo la famiglia mi ha molto aiutato, in modo particolare nel periodo degli studi, consentendomi di preparare al meglio i miei esami. Soprattutto con mia moglie ci sono stati momenti di confronto che ci hanno aiutato durante il mio percorso di preparazione.

Enrico Vizzaccaro

Il mio discernimento vocazionale, accompagnato da un lungo percorso spirituale e di formazione, è stato un processo graduale alimentato da una profonda riflessione e una ricerca di significato trascendente nella propria vita, ma soprattutto si può riassumere come la risposta ad una chiamata, una forte interazione con la fede, un ascolto della voce di Dio. Il contesto famigliare ha avuto un ruolo cruciale, mi ha offerto un luogo sicuro dove esplorare le mie domande e i miei timori e mentre la mia famiglia di origine mi ha trasmesso valori e principi sani e cristiani che sicuramente hanno influenzato le mie scelte vocazionali, la mia sposa ha saputo accompagnare il mio cammino con una presenza discreta e luminosa.

Dove e che tipo di servizio svolgerete in diocesi?

Enrico Vitaloni

A un certo punto della mia preparazione, mons. Martinelli mi chiese di svolgere la mia esperienza pastorale nella comunità della Madonna del Buon Consiglio a Colle di Fuori, parrocchia diversa da quella di appartenenza, nella quale ero impegnato con il servizio liturgico e come ministro straordinario dell’Eucaristia. A Colle di Fuori mi occupo della pastorale giovanile, organizzando sia la catechesi che l’animazione liturgica. Sono anche responsabile del gruppo dei ministranti della parrocchia. Il nostro attuale Vescovo, mons. Russo, mi ha confermato in questo servizio

Enrico Vizzaccaro

Appartengo alla Parrocchia di Santa Maria Regina della Pace di Tor Vergata, una realtà popolosa dove si sperimenta il concetto di Chiesa “in uscita” e che riesce ad andare incontro ai propri fedeli. Una comunità molto impegnata che nella propria semplicità ed essenzialità è riuscita spiritualmente a fare breccia nel mio cuore quando ebbi la grazia di conoscerla, provenendo io da una realtà liturgica molto più solenne quale quella della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore con le sue celebrazioni pontificali. Come Diacono Permanente sarò un collaboratore del Vescovo per il ministero apostolico e sarò pronto a svolgere ogni missione a cui Egli vorrà chiamarmi. Come Diacono ho scelto di ispirarmi ad un motto per ricordare la mia promessa di fedeltà a Cristo e il mio impegno nel servizio a Dio e agli altri: “Cum amore et humilitate servite” (Servire con amore e umiltà). Un impegno quindi a servire la comunità e a testimoniare la presenza di Dio nel mondo, ispirandosi all’amore di Cristo che si è fatto servo per la salvezza dell’umanità, ma senza mai porsi in una posizione di autorità.

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