Dal 28 luglio al 5 agosto 2025 molte parrocchie della nostra diocesi da Frascati (S. Giuseppe lavoratore di Cocciano e S. Maria di Capocroce), a Colonna (S. Nicola di Bari) , da Rocca Priora (S. Giuseppe) a Grottaferrata (S. Giuseppe e S. Pio X) , a Roma Centroni (s. Andrea Apostolo) , hanno “aperto le porte” per accogliere tanti giovani pellegrini provenienti da tutto il mondo per partecipare al Giubileo dei Giovani. Porte aperte anche da parte di istituti religiosi , scuole e “semplici” fedeli che hanno offerto le loro case per offrire ospitalità. Un’accoglienza “materiale” per offrire riparo, ristoro e riposo ma anche un’ accoglienza “del cuore” che ha visto gareggiare in generosità i sacerdoti, le religiose e i religiosi, tante laiche e tanti laici, intere comunità parrocchiali della nostra diocesi che hanno messo a disposizione tempo, energie e cuore per rendere speciale questa esperienza. Accoglienza, colazioni, momenti di convivialità, ascolto, cura, supporto: un atto di carità e condivisione che è andato oltre la semplice ospitalità materiale.
Abbiamo raccolto, in rappresentanza di tutte, l’esperienza della parrocchia San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria dell’Unità Pastorale di Grottaferrata che ha accolto con gioia un gruppo di 39 giovani pellegrini argentini, per lo più giovani del quarto e quinto anno di studi superiori, provenienti dal Collegio San Roque della città di Resistencia, nella provincia del Chaco. A prendersi cura di loro un gruppo di volontari adulti della comunità parrocchiale con il sostegno del parroco, Don Claudio Cirulli. L’organizzazione anche di momenti serali di festa e convivialità al ritorno dei pellegrini da Roma, ha fatto sì che il cibo condiviso divenisse sempre occasione di fraternità, allegria e spensieratezza tra giovani e volontari.
Abbiamo chiesto ad alcuni volontari: “Cosa ha significato mettersi a servizio dei giovani e della comunità? Racconta la tua esperienza al Giubileo dei Giovani, da un punto di vista personale e spirituale.”
Le loro parole raccontano non solo un gesto di accoglienza, ma una vera e propria esperienza di fede vissuta nel servizio.
Rachele ci ha parlato del “profondo e vero senso evangelico dello stare insieme”:
“Conoscere coetanei che vivono dalla parte opposta del mondo e che condividono in pieno i miei ideali, mi ha dato un nuovo e forte slancio a riacquistare la forza interiore che spesso le difficoltà della vita quotidiana tendono ad affievolire. È stato come sentirmi parte di un unico e grande Disegno”.
Angela, inizialmente titubante, ha trovato la forza di mettersi in gioco e ha sperimentato una gioia che l’ha arricchita profondamente:
“Guardare al di là di noi stessi: la stanchezza, il lavoro, la famiglia, per donarsi, costruire ponti, creare rapporti. Quando mi hanno chiesto avevo un po’ di timore: ce la farò? Cosa comporterà? Come sarà? Poi mi sono messa in gioco. Dal punto di vista personale, ogni volta che uscivo c’era una grande gioia. E questa gioia cercavo di ridare a loro attraverso un saluto, un abbraccio, un ascolto, un sorriso. Dal punto di vista spirituale è una crescita in tutti i sensi. Si dà un passo e Dio fa il resto!”
Ludovica, che aveva accolto con fatica l’invito iniziale, ha scoperto come la disponibilità e la generosità siano state ricambiate da un dono mille volte più grande:
“Inizialmente ho accettato controvoglia e sopra le mie forze l’invito ad occuparmi dell’accoglienza dei pellegrini del Giubileo dei giovani 2025. È bastato però vederli sorridenti e amichevoli per cambiare idea della mia opinione iniziale. Ho colto ogni occasione possibile per stare con loro e donare la mia disponibilità per aiutarli in queste giornate particolari. Ho stretto amicizie e soprattutto ho capito di non fermarsi mai davanti alle apparenze. Ora sono consapevole che l’essere cristiani non fa mai sentire soli. Sono andata per donare il mio poco…ho ricevuto mille volte tanto.”
Riccardo sottolinea la bellezza di un incontro che si è trasformato in dono reciproco, generando una profonda comunione fraterna.
“Aver partecipato all’accoglienza di questi pellegrini che arrivavano da un Paese molto lontano è stata una esperienza unica. Quello che doveva essere un servizio dedicato a loro in realtà si è trasformato in un dono ricevuto. Porterò con me il ricordo prezioso di questi giorni trascorsi insieme in fraterna e reciproca comunione.”
Carlos, che ha offerto la sua disponibilità come traduttore, si è ritrovato “Carlitos” tra amici, riscoprendo un legame umano e spirituale che ha abbattuto ogni barriera linguistica e culturale:
“Mi sono offerto come traduttore, ma in verità la esperienza è andata molto oltre la lingua. Appena ci siamo visti, abbiamo scoperto che con due persone del gruppo ci conoscevamo dall’Argentina ed è stata una gioia ritrovarci. Subito sono passato ad essere “Carlitos”, un modo famigliare di dire il mio nome. E questo ha fatto sì che si stabilissero rapporti immediati con ognuno. Poi era facile superare la stanchezza della giornata di lavoro per andare incontro loro. Tornavo a casa tarde ma pieno di gioia. Andavamo a servire, accogliere e subito non si distingueva chi accoglieva e chi era accolto, si allargava la comunità, ed era più forte l’unità, l’essere l’unico popolo di Gesù, aldilà delle differenze culturali. E poi, conoscendo i volti e le esperienze del gruppo, mi è risultato molto entusiasmante partecipare da casa alla veglia a Tor Vergata e alla messa della domenica. Un’esperienza di profondo contenuto spirituale, di incontro con Dio, che grazie alla diretta televisiva abbiamo potuto condividere. Grazie di questa possibilità alla comunità parrocchiale e al gruppo di Resistencia, Argentina.”
Francesco ci ha parlato di un’accoglienza che è andata ben oltre il dare:
“L’accoglienza, l’inclusione e la cura offerta ai pellegrini argentini ha fatto maturare in me le potenzialità ed il positivo perché nessuno si senta escluso, rinnovando il mio impegno spirituale. Offrire cibo, alloggio ed ascolto è stato un atto di carità come amore cristiano verso il prossimo; l’esperienza è stata un’occasione di crescita reciproca, ha arricchito me che mi sono offerto all’accoglienza e credo anche i pellegrini che l’hanno ricevuta.” Queste testimonianze ci ricordano che il servizio, quando è vissuto con spirito di fede, si trasforma. Non è solo gesto concreto, ma diventa incontro con Dio e con il prossimo, cammino di crescita personale e spirituale, esperienza di comunione che abbraccia culture e distanze.”
Il Giubileo dei Giovani a Grottaferrata non è stato solo un evento da organizzare, ma un’opportunità per essere Chiesa viva, una Chiesa che accoglie, serve e si lascia trasformare dall’incontro.
Un ringraziamento particolare va ai volontari individuati dal dicastero e dalla Pastorale Giovanile diocesana che, coinvolgendo tante altre persone, hanno reso possibile questa esperienza di accoglienza e servizio, donando il proprio tempo con generosità e cuore. Per l’Unità Pastorale di Grottaferrata: Rachele, Ludovica, Alessandra, Donato, Paolo, Riccardo, Alberto, Francesco, Carlos, Annarita, Cecilia, Manuela, Marina, Giorgio.
Il loro impegno è stato segno concreto di una comunità viva, capace di accogliere e di lasciarsi trasformare dall’incontro con l’altro.