
Il recente pellegrinaggio giubilare vissuto nella Basilica di San Paolo fuori le Mura ha rappresentato una tappa significativa nel cammino di affiancamento che le nostre comunità diocesane stanno vivendo da quasi un anno e mezzo in adesione alla chiamata particolare che il Signore ci ha fatto.
Un cammino che abbiamo intrapreso e che continuiamo a percorrere nel segno della risposta che quotidianamente ci vede impegnati come singoli e come comunità ecclesiali.
In questi mesi ci siamo sforzati di comprendere quali passi compiere e abbiamo cercato di farlo attivando quegli atteggiamenti sinodali che comprendiamo sono indispensabili per permettere allo Spirito Santo di irrompere e fare della nostra storia una storia santa.
In tutto questo abbiamo vissuto esperienze che più volte ci hanno fatto sperimentare lo stupore della fede che è qualche cosa che “avviene” quando ci mettiamo “disarmati” davanti a Dio e di conseguenza nel rapporto fra di noi e con le persone che il Signore ci fa incontrare.
Si capisce che solo compromettendosi sempre di più personalmente con il Signore è possibile affrontare le fatiche e le stanchezze che insieme alle gioie accompagnano coloro che comprendono che la propria vita può essere una partecipazione attiva alla costruzione del Regno di Dio.
La Pasqua che arriva diventa la chiave di lettura continua che ci permette di operare costantemente quei “passaggi” che ci vedono testimoni efficaci della Risurrezione del Signore.
E a proposito di testimoni mi sembra che una luce particolare arrivi sulle nostre comunità dagli incontri che Lui stesso sta suscitando durante il nostro percorso nel segno di quella “prossimità” frutto dell’azione di carità che ci vede impegnati nella preghiera e attraverso segni tangibili.
Penso in particolare al contatto nato con la Diocesi di Homs in Siria e con il suo pastore, l’arcivescovo Padre Jaques Mourad. Proprio il pellegrinaggio giubilare ci ha permesso di ascoltare dalla sua viva voce quanto sta vivendo la piccola comunità dei cattolici in Siria, terra martoriata da anni da conflitti, distruzioni che mettono continuamente a repentaglio la vita della popolazione che ne paga le conseguenze con l’incremento della povertà e di una precarietà crescente. Eppure, si tratta della terra dove sono nate le prime comunità cristiane e dove, come ci ha ricordato lo stesso Padre Mourad, San Paolo ha avuto, sulla via di Damasco, la sua conversione a Cristo. Davanti a tutto questo la comunità di Homs da anni, nel segno della partecipazione alla Pasqua ha operato un “passaggio” fondamentale non lasciandosi bloccare dalle difficolta ma tenendo viva la fraternità cristiana e il dialogo con tutti indipendentemente dalla appartenenza di fede. Un dialogo fatto non solo di parole ma di tanti gesti concreti di prossimità di condivisione e di solidarietà pur in mezzo a difficoltà crescenti. Una testimonianza che diventa dono per tutti noi che spesso davanti alle difficoltà personali e agli avvenimenti difficili che il mondo sta vivendo corriamo il rischio di chiuderci piuttosto che operare quel “passaggio” fondamentale che nel segno della misericordia che ci è donata ci permette di fare Pasqua ogni giorno, diventando come figli portatori efficaci del Risorto.
Alla luce di tutto questo comprendiamo un po’ di più il significato profondo rappresentato dal “passaggio” della Porta Santa che quest’anno giubilare più volte avremo la possibilità di attraversare.
Possiamo veramente essere “pellegrini di speranza” perché quel passaggio è già avvenuto nel nostro cuore e nella nostra vita.
Buon Giubileo e buona Pasqua a tutti