Amicizia, vocazione e scelte di vita radicali al centro della riflessione del Pontefice

Le parole del Papa ai giovani del Giubileo: “l’amicizia può cambiare il mondo”

Il racconto di due giovani di Frascati della Veglia e della Santa Messa con Papa Leone nella spianata di Tor Vergata il 2 e il 3 agosto

6 Agosto 2025

Le “relazioni sane”.

Un tema che ha accompagnato noi giovani pellegrini della diocesi di Frascati in questa settimana giubilare, fino a raggiungere il massimo dell’impatto nel nostro cuore con le parole pronunciate dal Papa alla veglia del 2 agosto: “l’amicizia può cambiare il mondo”.

In un’epoca in cui vediamo prevalere haters e guerre, pensare di poter ricorrere all’amicizia come mezzo, ci ha comunicato un forte messaggio di speranza e di responsabilità per il quale ognuno di noi è chiamato ad essere strumento di quella pace che sembra sempre più difficile raggiungere.

Un milione di ragazzi nella spianata di Tor Vergata, riuniti in un unico grande coro, hanno accolto il Papa nei suoi saluti iniziali. 

 

Dopo musica, canti e testimonianze, il Papa ha guidato l’adorazione eucaristica portando la Croce del Pellegrino e ha risposto a domande dei giovani su amicizia, vocazione e incontro con Gesù, in un dialogo plurilingue.

A proposito di questo, segue la testimonianza di un giovane della nostra diocesi:

“Uno dei momenti in cui mi sono sentito particolarmente toccato, è stato quando il Papa ha riflettuto con noi sul tema della scelta. Dalla fine del percorso liceale, la vita mi ha posto di fronte a tante incertezze, tra studio, relazioni, obiettivi, impegni di volontariato, e ho sempre avuto paura di sbagliare, di perdere qualcosa scegliendo qualcos’altro.”

Dove trovare il coraggio per prendere queste decisioni? Illuminanti le parole del Papa:

“non si tratta solo di scegliere qualcosa, ma di scegliere qualcuno. Che uomini e donne del futuro vogliamo essere?” Innanzitutto ricordiamo che siamo stati noi per primi ad essere scelti. E la scelta può essere guidata se riusciamo a ritrovare quell’amore che ci ha creati. Vivere per qualcuno, scegliere avendo sempre come guida l’esempio e la parola di ciò che ci ha insegnato Cristo. Per le scelte da prendere, dobbiamo pensare alla prima scelta, quella di vivere con Dio”. 

Continuando la preghiera comunitaria, il pontefice ha invitato i giovani a essere “sale della terra” e “luce del mondo”, a coltivare amicizie autentiche e a fare scelte di vita radicali e significative, tra matrimonio e vocazione religiosa, come vie di felicità e donazione di sé. 

L’apice della serata si è raggiunto con il momento di adorazione. Un milione di giovani riuniti sotto una stessa croce alla ricerca di un senso e di Dio. 

A colpo d’occhio si riuscivano a distinguere quei mille volti che avevamo accanto, ognuno con il proprio vissuto e le proprie ferite, lì inginocchiati, con le lacrime agli occhi, e con la profonda voglia di ricercare un contatto intimo con Dio e con se stessi.

Anche perché sappiamo bene che, come ci ha tenuto a ricordare poi Leone XIV, citando le parole di Papa Giovanni Paolo II: “È Gesù che cercate quando sognate la santità. È lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa. È lui la bellezza che tanto vi attrae“.

È proprio su questa scia che segue l’omelia della messa pronunciata il 3 agosto. Il pontefice ha esortato noi giovani ad «aspirare a grandi cose» e a «non accontentarsi di meno», spronandoci a percorrere un cammino verso la santità ovunque ci troviamo. Ha sottolineato che la felicità autentica non sta nel possedere, ma nel condividere e vivere in comunione con Dio e i fratelli.

Ci ha chiamati, in quanto giovani, a diventare portatori di speranza e pace, invitandoci ad essere testimoni di un mondo diverso, in cui i conflitti si risolvono con il dialogo e non con lo scontro.

Dobbiamo apprezzare la bellezza che ci circonda e l’amore di chi l’ha creata. Non dobbiamo spegnere la nostra forte sete di felicità… ma dobbiamo ricordare che nulla può colmarla se non la ricerca di Dio.  

Ora l’invito più grande è quello di “alzarci e andare”, contagiando tutti coloro che incontriamo sulle nostre strade tornando nei nostri paesi, nelle nostre parrocchie e nelle nostre case.

Dobbiamo tornare come segni e semi di speranza.

a cura di Veronica Ferranti e Francesco Salerno, giovani pellegrini di Frascati

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