ALESSANDRO FARNESE (1519-1523) (PAPA PAOLO III)

Nato a Canino (VT) o a Roma nel 1468 da Pier Luigi Farnese e Isabella Caetani, fu allievo di Pomponio Leto. Alessandro in gioventù condusse una vita dorata e gaudente. Prima di abbracciare lo stato ecclesiastico, contrasse matrimonio segreto con una gentildonna anconetana, (romana per il Moroni) dalla quale ebbe due figli (il Moroni scrive quattro), di cui solo due riconosciuti: Pier Luigi, il futuro duca di Parma e Costanza, che andrà in moglie a Bosio Sforza. Nel 1493, già Protonotario apostolico, il papa Alessandro VI (1492-1503) lo elevò alla porpora con il titolo diaconale dei SS. Cosma e Damiano. Nel 1499 fu fatto vescovo di Montefiascone e nello stesso tempo gli venne affidato l’arcipretura della Basilica Vaticana. Come legato pontificio della provincia di Viterbo fu incaricato di andare incontro al re Carlo VIII, che, entrato in Italia, si accingeva a contrastare il regno di Napoli a Francesco I. Nel 1509 da Giulio II (1503-13) fu eletto vescovo di Parma e in seguito ebbe i vescovati di Bertinoro, Vence, Valva, Sulmona, Pons, Benevento, Soana, Anagni, Bitonto, Forlì e Sora, vescovati grandi e piccoli, ma tutti con cospicue rendite. Nominato legato della Marca, passò alla Diaconia di S. Eustachio. Leone X (1513-21), ricordandosi che ad incoronarlo Papa era stato il Farnese, lo assegnò nel 1519 alla sede di Frascati che tenne fino al 1523. Sotto papa Clemente VII (1523-34) passò alla sede di Palestrina e da qui alla chiesa di Porto e di Ostia essendo intanto divenuto decano del Sacro Collegio. Alla morte di Clemente VII, dopo quaranta anni di cardinalato, con voti unanimi, dopo un solo giorno di conclave venne eletto Papa e assunse il nome di Paolo III (1534-49). Tempi difficili per la Chiesa. Si tenne lontano dalla politica infelice di Clemente VII. Il malcostume e gli abusi imperversavano nella Curia romana; il luteranesimo si diffondeva rapidamente in Germania. Non potè effettuare il concilio a causa della guerra tra Carlo V e Francesco I, ma diede inizio alla riforma della chiesa convocando uomini eccellenti nel collegio cardinalizio. Creò un’autorità centrale per la lotta contro il protestantesimo in Italia. Suo unico neo fu che praticò un forte nepotismo e i parenti ne approfittarono. Per Frascati il Farnese fece molto, anche da Papa. La privilegiò oltre ogni grado. Dal figlio Pier Luigi fece acquistare il Castello di Frascati, poi, per mezzo di una permuta fece tornare Frascati alle dirette dipendenze della S. Sede, cosicché potè agire come padrone nel miglior modo. Restituì a Frascati il nome di città; trasferì la sede vescovile suburbicaria tuscolana al nuovo Tuscolo, ossia a Frascati. Da tener presente che fino al 1538 la sede dei vescovi tuscolani era S. Maria in Monasterio. Innalzò la chiesa parrocchiale alla dignità di Cattedrale. Vi stabilì un capitolo con 4 canonici e 2 beneficiati e nominò il parroco arciprete e capo del capitolo. Venne a celebrare messa sull’altare maggiore della cattedrale. Fece demolire alcune case intorno alla Rocca per isolarla, dando origine a due piazze: una superiore e una inferiore. Fece raddrizzare le strade e prolungare le mura cittadine. Propugnò la costruzione di ville a Frascati e dette inizio alla tradizione dei papi villeggianti a Frascati. Fece coniare una medaglia: da una parte la città di Frascati con le sue mura e dall’altra la sua effige con la data del conio, che era il XVI di pontificato. Frascati per riconoscenza gli ha intitolato una piazza e una strada. Il 4 luglio 1519, per festeggiare la nomina a vescovo di Tuscolo, il cardinal Farnese invitò alla sua mensa Leone X e venti cardinali. I cronisti riferiscono che i soli pavoni serviti a tavola costavano 6 ducati la coppia.