BERNARDINO CARVAJAL (1507-1509)

Nato a Placenza o Palencia, in Estremadura, l’anno 1455 o 1456, da nobile famiglia spagnola, era nipote del cardinal Giovanni. Esperto in lettere, scienze e teologia, fu cameriere d’onore di Sisto IV (1471-84). Da Innocenzo VIII (1484-92) ebbe il vescovato di Cartagena e fu nunzio alla corte spagnola. Fu ambasciatore del Re cattolico Ferdinando presso il papa Alessandro VI Borgia (1492-1503). Nel 1488 fu eletto vescovo di Astorga; nel 1489 passò a Badajos, poi nel 1493 a Cartagena, a Siguenza e alla natia Placenza. Poiché le missioni che gli erano state affidate avevano ottenuto ottimi risultati, per premio, con altri spagnoli, Alessandro VI lo aggregò al sacro collegio cardinalizio con il titolo presbiteriale dei SS. Pietro e Marcellino, che poi scambiò con quello di S. Marcello. Come legato governò la Campagna. Da Alessandro VI nel 1496-97 ebbe la legazione della Germania. Spirito ben disposto a riforme, ma altero ed insofferente, si guastò con Giulio II (1503-13). Nel 1504 lasciò fuggire Cesare Borgia, che aveva in consegna. Nel 1510, con i cardinali, Borgia, Brissonet, Sanseverino e Brié, si mise contro il Papa: li aiuta lo scomunicato Luigi XII e Massimiliano, che si misero contro il Papa per protestare contro la pace che egli aveva fatto con Venezia ai danni della Francia, e con loro il 16-5-1511 osò indire un concilio a Pisa, col pretesto di riforma citandovi il Papa e con l’intenzione di deporlo. Il concilio venne trasferito a Milano e il Carvajal venne eletto Papa con il nome di Martino. Il Papa lo scomunicò con altri due cardinali. Fallito miseramente il concilio, egli fuggì in Francia, ma eletto papa Leone X (1513-21) questi ordinò di trattare con il Carvajal, che riconobbe valido il concilio Lateranense, tenuto in opposizione a quello di Pisa. (In questo concilio si trattò del pericolo turco, delle riforme in seno alla chiesa per migliorare i costumi e combattere l’elezione simoniaca dei pontefici). Nel 1513, fatto atto di sottomissione, fu assolto e di nuovo ricevette il cappello rosso, a condizione che vita natural durante digiunasse una volta al mese. Dietro la confessione scritta e orale del suo errore fu fatto amministratore di Avellino, Siguenca e poi di Foligno. Sotto Giulio II, nel 1507, era stato creato vescovo di Albano e nello stesso anno, a distanza di pochi mesi, optò per la diocesi di Frascati, resasi nel frattempo vacante. Due anni dopo (il Grandi scrive nel 1508) passò alla sede di Ostia che riottenne nel 1521. Morì a Roma il 16 dicembre 1523 e venne tumulato in S. Croce in Gerusalemme. Biasotti-Tomassetti datano questo cardinale come il Grandi dal 1507 al 1508. Gli altri sono concordi nelle date 1507-1509. L‘Oldoino ne parla nel volume dell’anno 1492