GIOVANNI PIETRO CARAFA (1550-1553) (PAPA PAOLO IV)

Il Grandi scrive che nacque a S. Angelo della Scola, mentre il Gelmi, nella sua Storia dei Papi lo fa nascere a Capriglia nel 1476, ambedue le località sono dell’Avellinese. Apparteneva al ramo beneventano della famosa nobile famiglia dei Carafa di Napoli. Lo zio cardinal Oliviero Carafa, avendo a disposizione molte entrature nella corte papale, ottenne per il nipote vari incarichi: 1503 il Protonotariato Apostolico e nel 1505, da Giulio II (1503-13) l’arcivescovato di Chieti. Fu poi legato in Spagna presso Ferdinando I il cattolico e assistette al V concilio Lateranense del 1513-14. È inviato nel 1513 in Inghilterra presso Enrico VIII per la raccolta dell’obolo di S. Pietro. Dal 1517 al 1520 fu arcivescovo di Brindisi. Nel 1520 prese parte alla compilazione della bolla «Exurge Domine» emanata contro Lutero. Nel 1524 rinunciò al vescovato e si ritirò a vita privata. Fu membro dell’Oratorio del Divino Amore e con S. Gaetano Thiene fondò l’ordine dei chierici regolari chiamati «Teatini» da Theates (Chieti). Operò con solerzia e generosità durante il Sacco di Roma del 1527 e quindi fu a conoscenza del miracolo operato dalla Madonna di Capocroce. Espulso, a stento riuscì a riparare a Venezia. Fu richiamato a Roma da Paolo III e, sebbene con riluttanza, dovette accettare la nomina a cardinale con il titolo di S. Clemente o S. Pancrazio che dir si voglia. Al fine di illustrare quanto il Carafa fosse schivo ad ogni esteriorità, si narra che essendo ammalato pregò colui che gli portò al capezzale la berretta cardinalizia, di attaccargliela ad un chiodo che sporgeva dalla parete accanto al letto. Successivamente ebbe la diocesi di Albano; poi quella di S. Sabina ed infine, nel 1550 da Paolo III (1534-49) quella tuscolana. Nel 1553 optò per la diocesi di Ostia e Velletri e, a conclusione della sua ascesa il 23 maggio 1555 fu eletto Papa con il nome di Paolo IV (1555-59). Fu anche prefetto del S. Uffizio, tribunale supremo composto da nove cardinali, che sovrintendeva alla attività dell’Inquisizione. Partecipò attivamente alla riforma della Penitenziera. Ebbe l’incarico di prefetto del concilio di Trento. Non si fidava degli estranei, tanto da sembrare un nepotista, ma ben lungi dal praticare questa forma per partito preso. Morì a Roma il 18-8-1559. Il popolo romano, che aveva molto sofferto la durezza di governo di questo Papa, ne impedì i funerali. Il cadavere dovette essere nascosto e sotterrato nelle grotte della basilica Vaticana. Il Gelmi asserisce che fu sepolto in S. Maria sopra Minerva. Glicora-Catanzaro, nella loro Storia dei Papi puntualizzano che il cadavere fu riesumato nel 1566 e sepolto in S. Maria sopra Minerva