GIOVANNI PIETRO JULIANO O DI GIULIANO (1273-1276) (PAPA GIOVANNI XXI)

Detto anche Pietro Spano o Ispano, portoghese essendo nato a Lisbona tra il 1210 ed il 1220, da nobile famiglia. Quel “Di Giuliano” più che cognome potrebbe significare “figlio di Giuliano”. Studiò in Francia, all’Università di Parigi. Tornò in patria per insegnare e fu fatto decano della scuola di Lisbona nel 1263. Fu medico e filosofo di grande fama; specialista della logica aristotelica; autore di importanti opere filosofiche e medico-scientifiche. Fu insegnante a Siena tra il 1247 e il 1252. Fu tra i familiari del card. Ottoboni de Fieschi, il futuro Adriano V; e poi arcivescovo di Braga, dove in precedenza era stato arcidiacono. Venne a Roma per esercitare, tra l’altro, la medicina e fu insignito dal papa Gregorio X (1271-76) del titolo di archiatra. Sicuramente il Papa lo stimò molto tanto che nel dicembre del 1273 lo elevò alla porpora, concedendogli la sede vescovile di Frascati, dopo circa 11 mesi di sede vacante. Intervenne al concilio generale Lionese II, nel 1274 con altri 500 vescovi con l’imperatore Rodolfo, con Giovanni I d’Aragona e con S. Bonaventura; quel concilio era stato indetto per porre fine allo scisma tra la chiesa latina e quella greca. Alla morte di Adriano V avvenuta nel 1276, dopo un conclave tumultuoso, fu eletto Papa a Viterbo e prese il nome di Giovanni XXI credendo che ci fosse stato un papa Giovanni XX. Appena salito al pontificato punì gli autori dei torbidi, ma confermò un decreto di Adriano che sospendeva la costituzione di Gregorio X, proponendosi di sostituirla con nuove norme. Più che uomo di governo fu un uomo di studio. Fu dominato dal card. Orsini, che in seguito divenne Papa con il nome di Niccolò III. Tuttavia nei pochi anni di pontificato spiegò attività considerevole. Seguendo le orme di Gregorio X favorì la riconciliazione tra Rodolfo d’Asburgo e Carlo d’Angiò per l’incoronazione a Re d’Italia di Rodolfo e da Rodolfo volle la promessa che non avrebbe attentato al dominio della chiesa in Romagna, minacciò di scomunica Alfonso di Castiglia e Filippo III di Francia qualora avessero intrapreso la guerra. Riunì i principi cristiani per la Crociata e raccolse le decime per l’impero. Pensò ad una lega con i sovrani tartari ed ad un’effettiva unione della chiesa romana con quella greca. Ordinò al vescovo di Parigi di procedere all’epurazione di quei maestri di teologia dell’Università, che si erano schierati a favore dell’averroismo. Il Papa morì a Viterbo nel 1277 a causa del crollo del soffitto della sua camera, nel palazzo papale. Fu sepolto nella chiesa cattedrale alla sua morte. L’ignoranza del tempo si manifestò malignando su questo sapiente. Dissero di lui che praticava la magia, che fosse una specie di stregone e che fu addirittura il diavolo a far crollare il soffitto della sua stanza a forza di martellate. Dante, invece nella Divina Commedia, proprio per la sua fama di scienziato e filosofo, lo pone nel Paradiso del cielo del Sole, nella seconda ghirlanda. L’Oldoino parla di questo vescovo negli annali alla data 1271. L‘incognito cronista precisa che questo fu il primo della serie dei vescovi tuscolani ad essere eletto Papa. Anche l’Enciclopedia Cattolica scrive di questo vescovo.