CAMILLO PAOLUCCI DE’ CALBOLI (1758-1761)

Il Grandi ed il Moroni scrivono l’uno «alias Merlini», l’altro «Paolucci Merlini Camillo», ma nessuno dei due ne da una spiegazione. Nacque a Forlì nel 1692 da nobile famiglia forlivese. Fu chiamato a Roma da suo zio, Fabrizio Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI (1700-21). Studiò sotto la direzione del Lambertini, poi di Benedetto XIV (1740-58), e si laureò in giurisprudenza. Fu iscritto tra i familiari del pontefice, nominato canonico di S. Giovanni in Laterano e componente della Sacra Congregazione del Buon Governo. Innocenzo XIII (1721-30) lo nominò luogotenente del Vicariato. Benedetto XIII (1724-30) lo incaricò, come nunzio, di presentare le fasce benedette a Carlo Odoardo, principe del Galles e figlio del Re inglese, Giovanni III. Fu fatto arcivescovo di Scozia. Nel 1727 fu nominato nunzio in Polonia e, nel 1738, a Vienna. Benedetto XIV (1740-58), il 9 settembre 1743, gli concesse il cappello cardinalizio dell’ordine dei preti di S. Giovanni e Paolo. Nel 1746 lo destinò legato a Ferrara e lo nominò protettore dei Carmelitani. Il 22-11-1758 gli fu concessa la sede episcopale di Frascati. Nel 1761 (il Moroni scrive 1762) il Paolucci optò per la sede di Porto. Per questioni di salute dovette lasciare la cura delle anime e morì in Roma l’11 gennaio 1763, quando era decano del Sacro Collegio. Venne sepolto a S. Marcello, nella cappella dei Pellegrini. Durante il suo cardinalato a Frascati, venne a cessare la giurisdizione, che sempre vi avevano esercitato i maggiordomi, del Palazzo vescovile, cosicché costoro, che insieme con i loro luogotenenti lo abitavano, non poterono più godere di questo beneficio e la Rocca, loro dimora, venne assegnata dai Pontefici a sede dei vescovi tuscolani. Il Paolucci provvide, come da atto di donazione, a far restaurare a sue spese la Rocca e a ristrutturarla, dotandola delle suppellettili necessarie e divise le stanze in modo tale, che ad ogni cardinale fosse data la possibilità di dare abitazione alla sua famiglia. Fu il primo cardinale vescovo di Frascati ad abitare la Rocca da proprietario, in quanto vescovo diocesano, se si eccettua il card. Pier Marcellino Corradini che vi dimorò durante il suo vescovato dal 1734 al 1743 per personale concessione del papa Clemente XII. Dalla visita pastorale effettuata nell’aprile del 1760 si rileva che nella cattedrale di S. Pietro il capitolo si componeva di 1 arciprete, 1 arcidiacono, 13 canonici, di cui uno teologo e uno penitenziere. In quella della Madonna del Vivaro agivano 1 arciprete, 4 canonici, 2 beneficiati. Le chiese erano tutte in buono stato, mentre l’Episcopio in stato d’abbandono. Nel seminario c’erano 8 chierici, di cui 5 scelti dal vescovo e 3 dai maestri secolari. Non lo visita per evitare un eventuale rifiuto dei dirigenti laici come accadde al suo predecessore. Le rendite erano le seguenti: per l’orfanotrofio, che accoglieva fanciulli poveri, il reddito era di 140 scudi; per la confraternita del S.mo Sacramento di 252,35 scudi, per la confraternita di Orazione e Morte di 80,20 scudi, per la confraternita del Gonfalone, alla quale era affidata l’amministrazione dell’ospedale, il reddito era di 343,96 scudi; per la Madonna della Neve di 20,30 scudi. Il Monte di Pietà aveva un fondo di 3 scudi. Le visite alle altre parrocchie della diocesi non rilevano particolarità di sorta. Anche l’ospedale di Rocca di Papa è gestito dalla confraternita del Gonfalone ed è più che altro un primo ricovero. La famiglia Pallavicini, che ha il diritto su Colonna, provvederà a costruire una nuova chiesa intitolata a S. Nicola di Bari. Dopo ciascuna visita, ai vari parroci ha lasciato congrue somme per i poveri. In ogni parrocchia ha provveduto ad inviare predicatori. A Frascati ha amministrato 400 cresime