FRANCESCO SFORZA (1620-1624)

Nacque a Roma nel 1562 dalla nobile famiglia dei conti di S. Fiora. In gioventù fu un militare che passò dal servizio del duca di Parma, Ottavio, a quello di Francesco I, granduca di Toscana, ambedue parenti. In seguito, a 18 anni, fu con suo cugino Alessandro Farnese ed infine al servizio del Re di Spagna, Filippo II, in qualità di generale delle milizie italiane contro i Belgi nelle Fiandre, ribellatisi a Filippo. Aveva studiato con buon successo il latino, la retorica, la filosofia, le matematiche. Di tenace memoria. Sposò la sorella del duca di Toscana, Francesco I, e, alla morte della moglie, seguì la strada dei suoi zii, i cardinali Alessandro Sforza e Guido Ascanio Sforza. In occasione del matrimonio della figlia naturale di Gregorio XIII (1572-85), natagli prima che divenisse sacerdote, con il duca Sforza, il 12-12-1583, venne creato a soli 20 anni card. diacono di S. Giorgio in Vélabro. Venuto a Roma intraprese un nuovo tenore di vita, quale si conveniva ad un cardinale. Continuò i suoi studi e li approfondì in storia ecclesiastica. Passò alla diaconia di S. Nicola in carcere, dove era canonico, e poi a quella di S. Maria in Via Lata, come primo diacono. Gregorio XIII l’impiegò nella Congregazione per gli affari più urgenti. Sisto V (1585-90) lo deputò alla sorveglianza delle spiagge a difesa del territorio con 10 galere. Lo deputò pure alla cura di nuove strade, ponti, fontane, acquedotti, che lo stesso Papa aveva fatto costruire. Dopo Sisto V, in Romagna, riapparirono i briganti e allora Gregorio XIV (1590-91) lo mandò lì come legato a latere. Lo Sforza riuscì a sopraffare e disperdere, uccidendone molti, i 1.800 briganti che operavano agli ordini di Giacomo del Gallo detto «Papa dei banditi». Nel 1618, a 56 anni d’età fu trasferito alla diocesi di Albano e nel 1620 fu vescovo della diocesi di Frascati, ove fu benefattore dei Cappuccini, avendo ad essi donato un orto ed altre terre della Villa Rufinella. Egli usò anche generosità verso i cittadini di Frascati, molto prima che ne divenisse vescovo. Essendo venuto in possesso, per donazione del card. Ferreri, della Villa Rufinella, egli la possedette per due anni e poi ne fece omaggio al nipote Mario Santi di Santafiora. Morì nel 1624 e fu sepolto nella cappella gentilizia degli Sforza nella Basilica di S. Maria Maggiore. Sia Biasotti-Tomassetti che l’archivio della cattedrale ritengono che il cardinale di Santafiora sia stato vescovo di Frascati dal 1620 al 1623. L‘Oldoino lo tratta nell’anno 1572